martedì 12 luglio 2016

LO S.R.A. CERCA DI CAPIRE LA RIFORMA COSTITUZIONALE 6. I PARLAMENTARI NON RAPPRESENTANO PIU' LA NAZIONE

LO S.R.A. CERCA DI CAPIRE LA RIFORMA COSTITUZIONALE 6. I PARLAMENTARI NON RAPPRESENTANO PIU' LA NAZIONE

O perlomeno questo non appare più nella Costituzione modificata. Lo si evince confrontando il vecchio articolo 67 con il nuovo articolo 67.

Il vecchio recita
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.

Il nuovo recita
I membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato.

Tralasciando ora la questione sul vincolo di mandato, anche se ho l'impressione che in modo furtivo e non palese si insinui in realtà nella nuova organizzazione istituzionale, che chiamerebbe il concetto di “recall” e che potrebbe avere un senso con collegi uninominali molto piccoli , quello che colpisce è la sparizione di quell'imperativo morale (sulla carta -in realtà bellamente ignorato dai nostri parlamentari) che ha un afflato forse spropositato considerato il livello medio della classe politica: IL MEMBRO DEL PARLAMENTO RAPPRESENTA LA NAZIONE. Vorrebbe dire che un parlamentare di Trapani rappresenta tutti gli italiani, anche quelli di Vipiteno, prestando la sua opera per perseguire l'interesse generale. Considerata l'esperienza, salvo casi luminosi ma purtroppo rari, fa un po' ridere, vero? Forse per questo scandalizzarsi per la scomparsa di quelle tre parole può apparire un po' patetico. Però devo dire che se la Costituzione perde il suo afflato ideale e di aspirazione, e diventa troppo prosaica, forse perde anche il senso proprio di carta fondativa e di motivazione etica e unificante di un popolo che si riconosce in una Nazione.

Logicamente mi sembra corretto che, parlando dei Parlamentari in senso ampio, si sia cancellato il richiamo alla rappresentanza della Nazione (se capisco, potrei sbagliare, il senso della modifica), perchè i Senatori, non eletti, non rappresentano la Nazione, bensì i loro territori.

A questa modifica si aggiunge quella contenuta nell'articolo 69 che recita

I membri della Camera dei deputati ricevono una indennità stabilita dalla legge.

Quindi i Senatori non ricevono una indennità (questo è uno dei punti su cui chi sostiene questa riforma cerca di far concentrare l'attenzione dei prossimi votanti). Beh, in effetti queste persone prendono già lo stipendio dai loro organismi di appartenenza, (e i “Senatori a tempo” lo sono come onoreficenza, e quindi si accontentano del riconoscimento – e quindi difficilmente si vedranno in Senato.)

Per come è composto il Senato secondo la riforma probabilmente è giusto. A me sembra un po' demagogico il tutto. Continuo a pensare che i veri costi della Politica non siano gli stipendi dei parlamentari quanto la media scarsa caratura da statisti che li (ci) affligge.

Mi chiedevo se unendo, come si dice in questi tempi, il combinato disposto del non rappresentare più la Nazione e il fatto di essere pagati dagli Enti Locali, renda veramente applicabile l'articolo 67 per i Senatori (senza vincolo di mandato). Veramente sapranno agire “senza vincolo di mandato”, e pur essendo “raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica”, sapranno perseguire l'interesse generale?


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