domenica 11 settembre 2016

LO S.R.A. CERCA DI CAPIRE LA RIFORMA COSTITUZIONALE_16.1 TITOLO V LE REGIONI, LE CITTA' METROPOLITANE, I COMUNI ARTT. 114-133

LO S.R.A. CERCA DI CAPIRE LA RIFORMA COSTITUZIONALE_16.1 TITOLO V LE REGIONI, LE CITTA' METROPOLITANE, I COMUNI ARTT. 114-133

Questa parte tratta della famosa riforma del TITOLO V della Costituzione. Sono numerosi articoli con variegate modifiche o abrogazioni. Non mi sembra si tratti solo di togliere la parola PROVINCE e di inserire il nuovo termine di CITTA' METROPOLITANE (per inciso, sono andato a vedere che significato ha METROPOLITANO sul vocabolario Treccani, beh, non è che sia un termine lusinghiero per cittadini, come me, di Trezzo che fa parte della CITTA' METROPOLITANA DI MILANO. Ecco cosa dice la Treccani: “b) che appartiene a una metropoli, cioè alla città principale di uno stato, o in genere, a una grande città (…) in relazione al formarsi di estese conurbazioni, che in quanto tali tendono ad attenuare l'importanza dei grandi centri urbani, l'agg. È spesso usato nel linguaggio politico e sociologico (…) per connotare territori di recente (recente Trezzo???) urbanizzazione, per lo più indifferenziati e privi di un centro di riferimento, talvolta caratterizzati da degrado edilizio e sociale”. Sicuramente non è questa la visione del Parlamento, ma questo ho trovato).
Occhieggiando qua e la il dibattito (meglio per ora le reciproche invettive, che di dibattito ne ho visto poco) sulla Riforma, non mi sembra che questa parte sia al centro dell'attenzione, ci si concentra di più sulla lunghezza dell'articolo 70.
Forse in molti esiste la consapevolezza che la precedente modifica del titolo V della Costituzione fu figlia della debolezza di pensiero e di una visione miope timorosa verso che coloro che sembravano essere gli astri nascenti della politica e che sono finiti o a giudizio, o a vivacchiare grazie alle generosità dello stato.
Non ricordo il dibattito politico di quei tempi, ricordo il clima plumbeo.
La cessione di potere, con la legislazione concorrente, alle Regioni non fu altro, in estrema sintesi, che una moltiplicazione per venti dei difetti esistenti, in cambio di benefici dei quali ora non me ne viene in mente neanche uno. Non ci voleva un genio per capirlo, lo avevo intuito io, e se lo avevo intuito io...
Mi piacerebbe, avendo il tempo, di andare a ricercare un po' di motivazioni espresse a quel tempo.
L'analisi delle modifiche contenute in questo ambito mi sembra un po' complesso e un po' da specialisti.
Cercherò qualche supporto meglio attrezzato.
Per ora mi limito a scrivere che personalmente, in generale, vedo con favore questo intervento. Che sicuramente non sarà perfetto, anzi, queste CITTA' METROPOLITANE mi convincono molto poco
Come idea generale, io sono favorevole a uno Stato centralizzato fondato, amministrativamente, su una forte burocrazia ferrea, efficiente, formata in scuole nazionali di alto profilo ed estremamente selettive e con e in grado di inculcare un forte sentimento di essere “civil servant”. Un servizio per lo Stato nel quale è difficile entrare ma è facile essere espulsi.
Una burocrazia i cui esponenti sono in grado di lavorare in diversi settori e la cui carriera è soggetta a continue e costanti rotazioni con spostamenti di settore e di ambito geografico.
Al limite, se ci fossero limiti seri che rendessero le cariche elettive politiche soggette a forti e continui ricambi (nonostante le polemiche di questi giorni su Roma io non credo alla “carriera di politico” e sono favorevole al limite dei mandati e, per assurdo, visto la situazione, al sorteggio delle cariche politiche – magari negli ambiti più territoriali - )non sarei contrario per principio allo “spoiling system”, valutando che la fiducia tra burocrate e politico possa far compensare la direzione ideale e politica di determinate scelte con il limite temporale del mandato politico e il collegato limite temporale della carica burocratica.

Continua con l'analisi delle modifiche.

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