giovedì 29 marzo 2018

CAMBIAMENTO MENTALE _ SUSAN GREENFIELD

CAMBIAMENTO MENTALE _ SUSAN GREENFIELD

Ho letto questo libro in un tempo piuttosto lungo, non azzardandomi quasi mai a leggere più di un capitolo a seduta. E' un libro, a mio avviso o meglio ad avviso delle mie sinapsi, piuttosto complesso. Se posso, e riesco, a sintetizzarlo in una frase: l'autrice si chiede se le tecnologie informatiche e il loro utilizzo prevaricante possono modificare il nostro cervello e la nostra mente, e la risposta è: sì possono. Tutto ciò è positivo o negativo: ci sono molti aspetti positivi ma la sensazione dell'autrice è che se non prestiamo molta cautela ed attenzione e non "ci difendiamo", gli aspetti se non negativi, almeno problematici, saranno maggiori dei benefici.
Non so se ho colto il senso del messaggio del libro, la controprova sarebbe che incuriosissi qualche amico a leggerlo per poi discuterne. Io, avendo il tempo, lo rileggerei, perchè ora che ho capito chi è l'assassino, posso dedicarmi meglio al plot, alla trama e alle connessioni. Greenfield, che è componente della House of Lords dell'UK, nominata Baronessa nel 2001, per la prima metà del libro ci illustra cosa è il cervello e che relazione ha con la mente, nella seconda metà del libro analizza le ripercussioni dei "social" su mente (quindi relazioni, memoria, attenzione, comportamento) e su cervello, interrogandosi in più occasioni se ci possono essere predisposizioni all'utilizzo compulsivo dei social, o se questi creano le condizioni affinché il condizionamento porti a modifiche mentali tali da arrendersi al loro utilizzo compulsivo. E' un po' imbarazzante, lo ammetto, che uno come me cerchi di arrabattarsi nel presentare questo libro, vorrei renderlo affascinante per invitare alla sua lettura. Credo sia tempo ben utilizzato.
Vorrei citare una sola frase tra le tante che mi hanno colpito durante la lettura del libro, una delle considerazioni finali. Forse un po' estrapolata dal contesto, ma che, a mio avviso, dice molto sull'approccio scientifico e non moraleggiante (mi verrebbe da dire populistico, ma ora è diventata una parola nobile in Italia e non vorrei offendere qualcuno) dell'autrice:
" Quindi piuttosto che pensare che l'era digitale, proprio come le precedenti tecnologie, minacci di de-umanizzare l'essere umano e di assecondare il perenne timore che la scienza e il progresso tecnologico ci trasformino in cyborg simil-zombie, ritengo che sia l'esatto opposto. Alcuni degli aspetti peggiori dell'essere troppo umani, ovvero il desiderio per lo status a prescindere dal talento, la mentalità di massa e l'indifferenza alla sconsideratezza, stanno ora dando libero sfogo nel territorio inesplorato del cyber-spazio."

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